MAKARENKO CONTINUA A INSEGNARE PER DIVENTARE UOMINI

ROMA, 10 OTTOBRE 2018 ore 10,00 UNIVERSITA’ TOR VERGATA ROMA

Trovarsi oggi a Roma riuniti nel nome di Anton Semënovič Makarenko è un grande onore e soprattutto una forte emozione. Con questi sentimenti porto a tutti il saluto dell’Associazione Italiana Makarenko, nata nell’ambito dell’attività universitaria a Roma, con l’ambizione di diffondere l’esperienza makarenkiana, tenendo conto del differente contesto storico economico e sociale rispetto alla colonia Gor’kij. In quanto fondatori dell’Associazione, siamo convinti che Makarenko abbia ancora molto da dire a chi lo sa leggere, anche in Italia e che egli continui a insegnare per diventare uomini nel mondo contemporaneo.

C’è ancora molto da fare in Italia, ma sono convinto che l’incontro di oggi offrirà elementi per rafforzare il nostro percorso. Peraltro, il prossimo 12 dicembre si terrà presso la storica Biblioteca Vallicelliana di Roma un incontro di studi su Maksim Gor’kij e sarà una occasione ulteriore per riprendere il discorso su Makarenko.

C’è spazio per portare un messaggio positivo alle realtà urbane più travagliate e poter lavorare per risposte concrete, positive, non casuali, coerenti tra loro. La società contemporanea non lascia margini all’improvvisazione per la sua complessità e diversità di situazioni, per cui la pedagogia della prospettiva resta un caposaldo per politiche pedagogiche di ogni livello, soprattutto per quelle formative e di recupero.

L’emergenza in Italia, oltre ai problemi strutturali di emarginazione ed esclusione sociale, riguarda l’immigrazione e le difficoltà d’integrazione non soltanto per quella clandestina; la popolazione carceraria in continuo aumento con le diversificazioni razziali, religiose, culturali, alimentari; la diffusione della droga tra i giovani nelle crescenti forme criminose di spaccio. Non sono semplici le risposte, ma il richiamo alla capacità di Makarenko di leggere il contesto e di costruire una possibile soluzione, è un contributo ad affrontare la complessità dei fenomeni. Si pensi per un attimo alla presenza di migliaia di zingari di etnia Rom e di altre popolazioni nomadi nelle principali città italiane, che soltanto attraverso politiche educative e soprattutto di avvio ad attività produttive potranno essere integrate; il lavoro come pedagogia sulla base delle esperienze dei besprizornye.

Questo deve essere il faro del nostro lavoro, la nuova lanterna della Biblioteca di Alessandria che ci guida nell’impegno politico e sociale, oltre che pedagogico.

Una strada che è stata sperimentata con successo è il cooperativismo socio-economico, attraverso modelli di cooperative sociali per l’assistenza alla persona e per lo svolgimento di attività produttive, dall’agricoltura e all’artigianato, al commercio e alla cultura, fino alla conduzione di imprese industriali. Ci sono stati alcuni fattori distorsivi che hanno provocato attività illegali perseguite dalla legge, ma l’esperienza storica della cooperazione è positiva. Case famiglia, laboratori sperimentali, beni sequestrati alla criminalità e assegnati alle cooperative e alle associazioni, centri interattivi di formazione professionale, botteghe artigiane di diversa natura. E sostegno pubblico attraverso forme di microcredito che contribuiscano ad avviare l’attività e ad accrescere la responsabilità individuale e collettiva. Muhammad Yunus insegna, con la sua Grameen bank.

Sono soltanto alcuni esempi in cui ancora oggi Makarenko può dire la sua, riuscendo a cogliere il senso del suo messaggio pedagogico, della sua anti pedagogia, del suo operare per la prospettiva. La prospettiva oggi non è l’uomo nuovo, ma l’uomo nella società contemporanea, sapendo che gli orizzonti si sono molto ristretti per ragionare su lunghe narrazioni.

Su questa strada bisogna implementare l’esperienza di Makarenko e su questo terreno è impegnata l’Associazione Italiana Makarenko. Il sito web attivato molti anni fa continua a funzionare come blog e si sforza di informare sulle attività della altre associazioni, ma resta molto da fare anche nel raccordo con l’insegnamento universitario.

Recentemente si è ritenuto utile rapportarsi anche al pensiero e all’esperienza di Maksim Gor’kij e di Lev Vygotskij. Si tratta di intrecciare in una visione d’insieme questi tre grandi uomini di cultura che hanno come obiettivo la dimensione umana della società e della vita, al cui servizio debbono restare ancorati la pedagogia e la ricerca.

A mio parere, occorre intensificare la riproposizione editoriale delle opere di Makarenko. Dopo le traduzioni storiche nel secondo dopoguerra, c’è stato un arresto fino al 2010, anno alla della nuova edizione del Poema pedagogico a cura di Nicola Siciliani de Cumis, edito da l’albatros. Esiste qualche edizione di Consigli ai genitori e La marcia dell’anno 30, mentre è assente qualsiasi iniziativa riguardante Bandiere sulle torri. Né è stato riproposto il carteggio con Gor’kij, molto significativo anche ai fini del ritorno dello scrittore in Russia nel 1928, dopo l’appello di Vladimir Majakovskij e le sollecitazioni di Stalin e che lo ha portato a visitare la colonia a Kurjaž nel luglio 1928. Sulla rete si trovano brani makarenkiani, senza che ci sia un rigoroso controllo testuale. E’ opportuno riprendere il tema della divulgazione delle opere makarenkiane, anche per il loro valore letterario.

Vengo così all’aspetto che ritengo importante tenere presente negli studi attuali e futuri e che riguarda una aggiornata valutazione sul carattere della scrittura di Makarenko. La struttura narrativa e il linguaggio impiegati risentono della lezione di Maksim Gor’kij, ma il realismo makarenkiano è ricco di immediatezza, frutto dell’esperienza diretta in cui s’innervano elementi d’invenzione funzionali all’intreccio narrativo. Anche in Gor’kij questo aspetto è decisivo, come insegnano le sue opere del primo periodo, ma i besprizornye non sono bosjakibyvšie ljudi, pur tenendo conto che nell’immenso panorama gor’kiano ci sono figure indimenticabili. Ma la mancanza di un orizzonte per molti di loro trasforma il dolore e la loro miseria morale in disperazione, portandoli all’abbrutimento, al delitto, al suicidio. Al contrario, nel racconto makarenkiano si avverte la concreta urgenza di dare una risposta ai problemi educativi, collocati in una strategia di formazione dell’uomo che non è fine a se stessa, in cui l’intreccio tra studio, lavoro, divertimento ne fa un programma interdisciplinare in cui non c’è spazio per la depressione. E quando il tarlo interiore si presenta è il contesto che se fa carico. Tutto ciò è reso sul piano narrativo e letterario quasi come uno strumento cinematografico, come se ci fossero cineprese che inquadrano il campo lungo nel primo piano. Insomma, più leggo Gor’kij e più mi piace Makarenko, sento crescere la sua attualità e grandezza.

L’ultima annotazione che vorrei fare riguarda, la ricorrenza nel prossimo anno, della scomparsa di Anton Semënovič, ottanta anni fa. Credo sia doveroso dedicare le iniziative dell’Associazione Italiana Makarenko in questa ricorrenza, facendo il punto delle esperienze in atto, coinvolgendo le istituzioni universitarie, culturali, associative e cooperative, del volontariato. Unire il lavoro di ricerca pedagogica e umanistica con le esperienze concrete in questo mondo vorticoso e travolgente possa rispondere positivamente all’attesa di tutti noi.

Grazie per l’attenzione. Buon lavoro!

Agostino Bagnato

Roma, 10 ottobre 2018

Foto di Chiara Coppeto