MAKSIM GOR’KIJ E VLADIMIR LENIN A CAPRI

di Agostino Bagnato

Alla memoria di Ivan Nikolaevič Bočarov

ANTEFATTO

Maksim Gor’kij e Marija Andreeva a Napoli mentre si recano alla manifestazione del 28 ottobre 1906

Nel 2002 a Capri qualcuno voleva rimuovere il monumento a Vladimir Il’ič Lenin eretto nel 1970 dal grande scultore italiano Giacomo Manzù, dimenticando o ignorando a cosa fosse dovuta quell’opera. Fino a qualche anno fa soltanto pochi studiosi di letteratura russa conoscevano un evento molto importante nella storia della Rivoluzione d’ottobre, ovvero le due visite che Lenin fece a Capri, rispettivamente nel 1908 e nel 1910, per incontrare Maksim Alekseevič Gor’kij, uno degli intellettuali e dei rivoluzionari russi più noto al mondo..

Quei due incontri segnarono una svolta nel dibattito interno alla frazione maggioritaria del Partito operaio socialdemocratico russo, guidata appunto da Lenin. Ma nello stesso tempo ha rappresentato un caposaldo dei rapporti tra il dirigente rivoluzionario e lo scrittore, da cui nascerà la cultura e la narrativa rivoluzionaria russo-sovietica che si identificherà nel realismo socialista. Inoltre, il soggiorno di Gor’kij a Capri costituisce uno snodo significativo per la cultura europea, in quanto sull’isola si sono recati per incontrare lo scrittore i maggiori intellettuali e uomini di cultura del tempo. Pertanto, non si può pensare di cancellare un tratto significativo della cultura del Novecento abbattendo un monumento.

Per fortuna è prevalso il buon senso e la discussione che ha preso il via da quella notizia è anche valsa per richiamare l’attenzione di storici, studiosi, artisti e opinione pubblica sulle vicende che hanno riguardato così da vicino la Russia e la Rivoluzione d’ottobre.

PERCHE’ GOR’KIJ E PERCHE’ CAPRI

Maksim Gor’kij e Arturo Labriola a Capri

Maksim Gor’kij, pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peskov (1868-1936) ha soggiornato lungamente in Italia. La prima volta ha scelto Capri come residenza fissa, dall’autunno del 1906 fino a tutto il 1913, allontanandosi per qualche breve periodo per partecipare a raduni letterari e conferenze politiche, oltre che alle riunioni dei bolscevichi, come nel caso di Londra, dove nel 1907 si tenne il V congresso dell’Internazionale socialista. La frazione bolscevica (Bol’šinstvo), del Partito operaio socialdemocratico russo, era nata nel 1905 per iniziativa di Vladimir ll’ič Ul’janov (1870-1924), giovane avvocato di Simbirsk, meglio noto con lo pseudonimo di Lenin. Il giovane rivoluzionario aveva preso questo soprannome, come nella tradizione russa, dal fiume siberiano Lena dove era stato esiliato a causa della sua attività contro il regime zarista. La seconda volta andò a vivere a Sorrento. Nella Villa Serracapriola, situata lungo la strada che da Vico Equense conduce a Sorrento, dal 1924 al 1933 Gor’kij trascorse anni di feconda attività creativa, mentre in Russia venivano gettate le basi del comunismo e losip Vissarionovič” Dzugašvili, detto Stalin, da “stal’, acciaio, quindi “forte come l’acciaio”, diventava l’uomo più potente del regime, accentrando tutto il potere nelle proprie mani e rafforzando il carattere totalitario dello stato sovietico. Il periodo caprese è certamente quello più felice nella vita di Gor’kij.

Maksim Gor’kij sulla terrazza di Villa Blaesus con il pappagallo Pepito

Giunto nell’isola all’età di trentotto anni, celebrato come uno dei grandi scrittori rivoluzionari del suo tempo, imprigionato in patria per le sue battaglie a favore dei socialisti, ma più in generale per le proteste contro le spaventose condizioni di sfruttamento dei lavoratori e dei contadini, dopo la “domenica di sangue” del 1905 che costò la vita a centinaia di manifestanti a Pietroburgo che imploravano l’intervento dello zar Nicola II perché le sofferenze del popolo venissero alleviate, fu costretto all’esilio. Si recò a Londra e successivamente in America, unitamente alla moglie Marija Fëdorovna Andreeva (1868-1953), figlia di un generale zarista, bellissima donna e celebre attrice interprete dei lavori teatrali del marito. Al ritorno da New York, sbarcato a Napoli dal vapore “Prinzessin Irene”, decise di restare in Italia e scelse Capri come residenza fissa. I diritti d’autore e le collaborazioni a giornali e riviste politiche e letterarie, a cominciare da “Znanie” (La conoscenza) di Pietroburgo che egli stesso aveva fondato, gli davano la possibilità di sostenere le spese del soggiorno. A Capri, la coppia prese alloggio all’hotel Quisisana, ma l’ambiente non era ideale per lo scrittore che non conduceva vita mondana, volendo continuare a lavorare e scrivere. Proprio in quel periodo stava portando avanti il suo celebre romanzo “Mat’”, La madre. Decise di trasferirsi in un posto più adatto per proseguire il proprio lavoro; prese così in affitto una villa a due piani con terrazza nei pressi di Marina Piccola, di proprietà del signor Edoardo Settanni. La residenza, denominata Villa Blaesus, esiste ancora oggi. Successivamente Gor’kij si trasferì a Villa Ercolano o Villa Behring, detta anche “Casa Rossa” per il colore acceso del rivestimento e del mattonato, un grande edificio nella parte superiore dell’isola con vista su Marina Grande; poi si trasferì a Villa Serena, chiamata in seguito Villa Pierina. Da queste dimore passarono tutti gli esuli russi in Italia, artisti, intellettuali, uomini di cultura in viaggio per l’Europa. Il 28 ottobre 1906 si tenne a Napoli, nell’atrio del chiostro di S. Lorenzo, un raduno di rivoluzionari e intellettuali russi in sostegno e onore di Gor’kij, al quale parteciparono molti socialisti italiani, di cui vi sono testimonianze sulla stampa dell’epoca. Presero la parola Giovanni Bergamasco, Argentina Altobelli e Arturo Labriola. Alla manifestazione erano presenti numerose studentesse russe accorse da ogni parte d’Italia. Maksim Gor’kij parlò per ultimo. «Quando parlano della mia opera rivoluzionaria, mi sento commosso e perplesso, perché nella grande armata rivoluzionaria russa io non sono che un semplice milite». Sul quotidiano “L’Avanti”, conversando con Enrico Ferri, lo scrittore aveva dichiarato: «Io conosco poco l’Italia contemporanea, ma l’amo perché il proletariato italiano ha compreso l’ora terribile che attraversa la Russia. L’amo la vostra Italia fin dal giorno in cui ho saputo che i socialisti italiani hanno impedito la venuta a Roma dello zar […] Ho fede nell’avvenire, perché ciò che decide le rivoluzioni è un segreto privilegio delle masse». Quando venne negata l’autorizzazione per la rappresentazione a Salerno del dramma Deti solnce (I figli del sole) seguirono interrogazioni parlamentari da parte di Claudio Treves alle quali il ministro dell’interno Luigi Facta rispose imbarazzato. Nella primavera del 1907 Gor’kij e Marija Fëdorovna visitarono Roma, dove tornarono nel dicembre dello stesso anno. Furono i primi viaggi in Italia, seguiti dalla visita di Firenze, Milano, Perugia, Siena, Assisi, Orvieto, Amalfi, Ravenna e molti altri piccoli centri. Lo scrittore studiava la storia e l’arte delle città italiane, s’intratteneva tra gli scavi e i musei, acquisendo una conoscenza degna di Adolfo Venturi, oltre a interessarsi della realtà e delle tradizioni popolari. Da queste esperienze nacquero Skazki ob Italii (Fiabe dall’Italia), racconti pubblicati sulla rivista “Znanie”. In Italia furono tradotti con il termine “Racconti”, parola che non corrisponde al termine russo “skazka“, fiaba. Ma Gor’kij ha posto in epigrafe la celebre frase di Andersen: «La fiaba migliore è quella basata sulla realtà della vita» per giustificare il titolo della sua opera. Il giudizio letterario non fu entusiasta da parte dei critici italiani, che accusarono e continuano ad accusare l’autore di descrittivismo e di bozzettismo oleografico. Ma bisogna tenere conto che Gor’kij scrisse sull’Italia per i russi, con l’intento di far conoscere il paese e il popolo che lo ospitavano, la sua storia e soprattutto le aspirazioni a una vita migliore. Da qui una certa enfasi nel rappresentare le lotte sindacali e politiche dirette dai socialisti e un sentimento, una coscienza di classe improbabili nelle masse popolari del tempo. Ma questo sentimento rispondeva anche alla visione socio-politica dello scrittore e al suo intento di esortare i russi alla battaglia contro l’oppressione zarista.

Lenin gioca a scacchi con A. A. Bogdanov. Gor’kij e Marija Andreeva osservano concentrati

La residenza caprese fu sede d’importantissimi incontri culturali e politici. Scrittori, pensatori a artisti russi in visita in Italia furono ospiti di Villa Blaesus, dove fu costituita anche la scuola di studi rivoluzionari. La polizia italiana tenne sotto controllo le attività del cenacolo caprese, informando l’ambasciata russa che sovente inviò dettagliati rapporti a Pietroburgo per denunciare la denigrazione del sovrano da parte dello stesso Gor’kij. Anche numerosi intellettuali italiani fecero la conoscenza di Gor’kij in diverse circostanze; tra questi Sibilla Aleramo, Edoardo Scarpetta, Giovanni Cena, Arturo Labriola, Argentina Altobelli, Napoleone Colajanni, Umberto Zanotti Bianco, Roberto Bracco, Achille Torelli, Ugo Ojetti. Grazia Deledda fu in rapporti epistolari strettissimi con lo scrittore, ma non si presentarono circostanze favorevoli per incontrarsi di persona. Nel corso di un soggiorno a Firenze, Gor’kij conobbe Gabriele D’Annunzio, ma tra i due non si stabilì nessun rapporto, tanto erano le distanze culturali e spirituali.

Il 29 dicembre 1908 un terremoto spaventoso, seguito da un maremoto, distrusse le città di Messina e Reggio Calabria, oltre a devastare le coste dello stretto cantato da Omero per i mostri di Scilla e Cariddi. Maksim Gor’kij descrisse quei tragici momenti con forte partecipazione umana ed emotiva. «L’Europa tutta e il mondo intero non divennero forse, in questi giorni, un’unica Italia? Quanto fervida e sincera è la compassione di ogni popolo sulla terra, quanto forte è lo sforzo di unirsi in un solo slancio di misericordia!» scrisse a proposito dei soccorsi alle popolazioni colpite che videro in primo luogo le corazzate “Carevic” e “Slava” e l’incrociatore “Admiral Makarov” della flotta russa del Mar Baltico che incrociavano al largo di Catania al comando dell’ammiraglio Litvinov. Gor’kij si recò sul luogo del disastro e incontrò Vittorio Emanuale III e la regina Elena, invocando interventi a favore delle popolazioni lungo la costa, «colpite alla stessa misura di Messina», come scrisse egli stesso. Toccante fu l’opera di soccorso della crocerossina Irina Rener, ferita a Tsushima nella guerra russo-giapponese di quattro anni prima, distintasi tra le macerie nel salvataggio di numerosi bambini rimasti sepolti. Sono pagine di cronaca che sarebbe utile rievocare interamente, a testimonianza della solidarietà che l’Italia ottenne in quei tragici giorni e che furono presto dimenticate. Quelle pagine vennero raccolte dallo stesso Gor’kij nel volume “Zemletrjasenie v Kalabrii i Sicili” (Terremoto in Calabria e Sicilia), pubblicato a Pietroburgo nel 1909 dalla casa editrice “Znanie”. Allorquando Umberto Zanotti Bianco propose la sottoscrizione per le scuole popolari della Calabria, Gor’kij concesse l’autorizzazione per la traduzione e la vendita del libro, rinunciando a ogni compenso che ha inteso devolvere a favore delle popolazioni calabresi. A Capri venne istituita la Biblioteca russo-italiana, su iniziativa di Zanotti Bianco e di Aleksej Alekseevič Zolotarëv, sempre presso l’abitazione di Gor’kij, sul modello della Biblioteca russa “Leone Tolstoi” che era stata fondata a Roma nel 1903 e che si trovava in Via Sistina nella casa abitata a suo tempo da Nikolaj Vasil’evič Gogol’.

Attualmente la biblioteca è stata riaperta nella storica sede.

Renato Guttuso, Lenin a Capri, litografia, 70×50

Sempre a Capri fu creata da Anatolij Lunačarskij la Scuola politica per esuli rivoluzionari russi che riunì pensatori e attivisti marxisti legati al Partito socialdemocratico russo, cui seguì la Scuola di Bologna, vero crogiolo di rivoluzionari comunisti che avranno un ruolo importante nella Russia sovietica. Si tratta di aspetti che non sono stati sufficientemente approfonditi dagli studiosi in Italia e sui quali sarebbe utile che gli storici tornassero oggi con distaccata attenzione.

Il 5 luglio 1907 Gor’kij prese parte a Napoli, in Piazza della Borsa, alla grande manifestazione per commemorare il centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi; in seguito collaborò alla preparazione del volume di scritti sull’eroe dei Due Mondi, insieme a Maksim Kovalevskij e Sergej Muromcev, oltre ad August Bebel, Karl Kautsky, Max Nordman, Maxim Rod e agli italiani Ada Negri, Luigi Ardigò, Antonio Fogazzaro ed Enrico Ferri. Come si vede si tratta di rappresentanti di varie correnti del pensiero politico e filosofico europeo dell’epoca, a testimonianza della grande attrazione esercitata da Giuseppe Garibaldi.

Bruno Caruso, Vladimir Il’ič Lenin a Capri, olio su tela

PRIMA VISITA DI LENIN

Lo scrittore intratteneva da lungo tempo relazioni di collaborazione politica e di amicizia con Vladimir Il’ič Lenin che viveva ugualmente in esilio e conduceva una infaticabile attività propagandistica e organizzativa tra gli esuli russi e tra i partiti socialisti membri della II Internazionale, accompagnata da pubblicazioni di natura teorica e filosofica. Proprio su questi aspetti di elaborazione politica e di strategia rivoluzionaria si fondò il rapporto tra Gor’kij e Lenin. Lo scrittore invitò il giovane rivoluzionario a visitare Capri e dopo una laboriosa corrispondenza per trovare il tempo da parte di entrambi, Lenin giunse sull’isola il 23 aprile del 1908 con l’intento di restare una settimana. Così avvenne, in effetti. Lenin prese alloggio a Villa Blaesus, s’intrattenne con gli esuli russi presenti sull’isola, occupò il tempo in interminabili discussioni con Gor’kij e gli altri connazionali di fede socialista e rivoluzionaria, a cominciare da Bogdanov. Fece passeggiate tra i ruderi romani dell’isola e i giardini, ingaggiò appassionanti partite a scacchi con i presenti. Una foto ritrae Lenin impegnato a giocare a scacchi con Bogdanov sulla terrazza della villa sotto lo sguardo attento di Gor’kij, di Marija Fëdorovna e di altri amici.

La ragione di fondo della visita di Lenin a Capri, oltre che incontrare lo scrittore, ha riguardato la polemica con Bogdanov, il più prestigioso dei teorici marxisti accanto a Plechanov. Bogdanov godeva di un grande seguito tra gli esuli russi e le sue teorie sulla rivoluzione e la conquista del potere contrastavano con le indicazioni di Lenin. Inoltre, a Capri facevano capo anche alcuni militanti che raccoglievano fondi per la causa rivoluzionaria, tra cui lo stesso Stalin, da quanto si è potuto apprendere molti anni dopo. Vladimir Il’ič avvertiva la necessità di ricondurre sotto il controllo dei vertici del partito il gruppo di Capri e lo stesso Bogdanov. Per questo egli faceva affidamento su Gor’kij, di cui conosceva il grande peso tra gli intellettuali e i rivoluzionari in esilio. Le discussioni che seguirono nel corso della settimana, sono testimoniate dalla fotografie riprese sulla terrazza durante il gioco degli scacchi, compresa una memorabile immagine di Lenin con la bocca spalancata, apparentemente come se sbadigliasse, molto più probabilmente conseguenza di un urlo di dissenso per le cose dette dal dirimpettaio al tavolo di gioco, Bogdanov appunto.

Giacomo Manzù, Capri a Lenin, 1970, marmo, Capri, Giardini di Augusto

Le tesi di quest’ultimo furono sconfitte nelle riunioni ufficiali e dopo la Rivoluzione d’ottobre il filosofo non condusse vita politica attiva.

La notte del 30 aprile Lenin lasciò Capri diretto a Ginevra, dove giunse il primo maggio, in tempo per prendere parte alla festa dei lavoratori, accolto da una imponente manifestazione.

Il soggiorno di Lenin a Capri fu molto importante per la formazione politica di Gor’kij. Le accese discussioni servirono allo scrittore per approfondire la concezione della letteratura come rappresentazione della realtà e per questa via e solo per questa via poteva divenire strumento di educazione politica e di incitamento rivoluzionario. Non è un mistero che Gor’kij abbia ribadito anche in quella circostanza che egli non era un dirigente politico, anche perché si sentiva lontano dalla politica come militanza diretta e attiva. Il ruolo dell’intellettuale doveva restare quello che diverrà il “compagno di strada”, colui che è a fianco del partito rivoluzionario, interprete acuto ed originale dei bisogni delle masse popolari e quindi libero di esprimere le proprie opinioni, senza venire meno ai doveri del rivoluzionario.

Salvatore Miglietta, Gor’kij a Capri (2018 olio su tela 40×50)

SECONDA VISITA DI LENIN

Vladimir Il’ič fece ritorno a Capri nell’estate del 1910, sempre su invito di Gor’kij. La frazione bolscevica del Partito socialdemocratico russo diventava sempre più influente, aumentavano i seguaci e i sostenitori dei rivoluzionari che parlavano di soviet degli operai e dei contadini come condizione per costruire il potere del proletariato. Lenin giunse a Napoli il 1 luglio proveniente da Marsiglia, ma questa volta non si trattenne soltanto a Capri. In compagnia di Gor’kij visitò Pompei e la città partenopea.

Gli scavi archeologici, le ville romane dissepolte, i palazzi e i monumenti napoletani Io conquistarono. In particolare, si interessò del Museo archeologico nelle cui sale trascorse diverse ore sotto la competente guida dello scrittore. A Capri passò gran parte del tempo visitando le rovine romane e soprattutto intrattenendosi con i pescatori del luogo. Conobbe il decano dei pescatori di Marina Piccola, quel Giovanni Spadaro che i pittori e gli scultori che dimoravano sull’isola prendevano come modello per le proprie opere. Lenin s’interessò della vita dura dei pescatori, volle conoscere le condizioni di lavoro, le abitudini delle famiglie, le aspirazioni a un destino migliore dei figli. Ancora oggi sull’isola c’è qualcuno che ricorda di avere sentito raccontare gli anziani capresi di quel soggiorno ed esiste qualche pubblicazione al riguardo. Il pittore italiano Renato Guttuso, in occasione del centenario della nascita di Lenin, disegnò alcune tavole ispirate al soggiorno caprese del rivoluzionario russo, compreso l’incontro con l’anziano pescatore Spadaro. Si tratta di un omaggio sentito all’uomo che con la sua attività rivoluzionaria ha impresso una impronta notevole al Novecento. Lo stesso ha fatto Bruno Caruso, un altro artista di origine siciliana che ha dipinto il volto di Lenin sullo sfondo dei faraglioni.

 

SALVATORE MIGLIETTA, Gor’kij e Lenin a Capri nel 1910, 2018, olio su tela, 50×40

Il secondo soggiorno di Lenin rafforzò il legame di Gor’kij con la frazione bolscevica del Partito socialdemocratico russo, anche se egli non aderì mai apertamente al gruppo guidato da Vladimir Il’ič Ul’janov, tornando a ribadire la sua concezione del ruolo dell’intellettuale nel processo rivoluzionario. Saranno i temi che svilupperà successivamente e che lo vedranno a fianco di Anatolij Lunačarskij, dopo la Rivoluzione d’ottobre, nella conduzione della politica culturale.

Gor’kij rimase a Capri fino al 1913, continuando a lavorare e a viaggiare per l’Italia, intrattenendo rapporti e relazioni con gli ambienti intellettuali europei e russi. Lenin non fece più ritorno sull’isola, ma i legami con lo scrittore rimasero saldissimi, anche se non mancarono le polemiche tra i due, testimoniati da un ricco carteggio che ha riguardato anche il giudizio sul movimento operaio italiano e sul Partito socialista guidato da Filippo Turati.

Dopo la rivoluzione, Gor’kij fece ritorno in Italia ma non ottenne l’autorizzazione di soggiornare a Capri, a causa del timore da parte delle autorità italiane di non riuscire a controllare lo scrittore.

Non era ignota l’intenzione di molti dirigenti politici, esuli russi, intellettuali e artisti di fare visita al grande scrittore, richiamando l’attenzione sulla Russia comunista e indirettamente sugli antifascisti italiani e sugli oppositori del regime mussoliniano. Per ottenere il visto di soggiorno in Italia, per sé, alcuni membri della famiglia e per la segretaria, la polizia chiese allo scrittore di scegliere una località sul continente. Gor’kij non volle allontanarsi troppo dall’isola tanto amata e così scelse la costiere sorrentina, da cui si ammira uno splendido panorama sul golfo di Napoli e sulle stesse isole. Prese in affitto Villa Serracapriola nei pressi di Sorrento. Si tratta della residenza dei duchi Serracapriola, un cui antenato era stato ambasciatore di Ferdinando di Borbone alla corte di Caterina II e che aveva servito la corona zarista al tempo di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat sul regno di Napoli.

Il soggiorno sulla costiera sorrentina divenne ugualmente occasione di autentici pellegrinaggi da parte di tantissimi russi di passaggio in Italia e anche moltissimi uomini di cultura, intellettuali e artisti italiani si recarono a rendere omaggio al grande scrittore.

RICORDI CAPRESI

Nella Russia bolscevica il breve soggiorno caprese del protagonista delle Rivoluzione d’ottobre e fondatore del primo paese socialista, divenne simbolo di tranquillità e riposo nella vita agitatissima del rivoluzionario comunista, da una parte, e sede di discussioni sull’avvenire del movimento operaio europeo dall’altra, come testimoniano moltissimi scritti. Studi e ricerche di natura storica e letteraria, articoli di carattere politico diffusero nell’Unione sovietica i giorni capresi di Lenin con dovizia di particolari. Era anche l’occasione per parlare di Maksim Gor’kij che, dopo il rientro in patria nel 1933 per ordine di Stalin, scomparve tre anni dopo in circostanze che non sono state completamente chiarite. Gravemente ammalato di tubercolosi, tutti sapevano che il clima della Russia avrebbe danneggiato irrimediabilmente la salute dell’autore di Žizn’ Klima Samgina (La vita di Klim Samgin) e di Delo Artomonovich (L’affare degli Artomonov), gli ultimi due grandi romanzi scritti a Sorrento. Si parlò di avvelenamento quando si sparse la notizia della sua morte. Erano gli anni del terrore staliniano e nessuno può escludere che un disegno criminale ci possa essere stato per eliminare un testimone scomodo degli anni eroici della rivoluzione, profondamente amico di Lenin. Se la voce di Gor’kij si fosse levata potente e continua nella denuncia del terrore staliniano, sarebbero sorte notevoli difficoltà per il dittatore georgiano, tanto era l’influenza dello scrittore nel partito e tra la gente.

In Italia gli anni del fascismo hanno fatto scendere una patina di oblio sulla permanenza di Gor’kij e Lenin a Capri. Soltanto pochi studiosi di letteratura russa tornavano sull’argomento, a cominciare da Ettore Lo Gatto. Nel dopoguerra, la diffusione delle opere di Lenin, principalmente per ragioni politiche e per interesse storico-filosofico, nonché la pubblicazione dei romanzi e dei racconti di Gor’kij, fece tornare l’interesse per quel soggiorno caprese del rivoluzionario russo. Memorabile resta la pubblicazione dell’opera omnia da parte degli Editori Riuniti negli anni Sessanta, a cura di Ignazio Ambrogio.

Le guide turistiche di Capri si dilungavano sull’episodio e Villa Blaesus era una sorta di memoriale da visitare. il figlio di Edoardo Settanni, Ettore, s’incaricò di fornire a giornalisti e studiosi particolari ascoltati dai genitori su quel soggiorno. Così la curiosità si trasformò in qualcosa di più penetrante. Negli anni Ottanta, gli studiosi russi Ivan Nikolaevič Bočarov e Julija Petrovna Glužakova hanno ricostruito il soggiorno di Gor’kij e Lenin a Capri, pubblicando in patria un interessante volume dal titolo Kaprijskie vstreči, (Incontri capresi), da cui è tratta parte della documentazione fotografica del presente articolo. Nel 1970, in occasione del centenario della nascita di Vladimir Lenin, il Comune di Capri accolse la richiesta di un gruppo di artisti e intellettuali italiani per autorizzare la collocazione di un monumento per ricordare i soggiorni del padre della Rivoluzione d’ottobre.

Numerosi artisti italiani negli ultimi decenni hanno tratto spunto dalle vicende capresi di Gor’kij e Lenin per comporre opere pittoriche, raccolte nel museo civico dell’isola. Recentemente si è cimentato anche il pittore Salvatore Miglietta che ha rappresentato lo scrittore russo come una sorta di genius loci mentre attorno si svolgono episodi del soggiorno caprese dei due amici russi.

Recentemente sono stati presentati al pubblico un libro e un film che hanno fatto discutere. Michela Chiara Borghese, pianista di talento, ha collocato nella sua originale opera narrativa A prua verso l’avvenire…, ricordi della famiglia d’origine sul soggiorno caprese dello scrittore, descrivendo alcuni oggetti appartenuti ai nonni, regalo di Gor’kij.

L’altra rivoluzione. Gor’kij e Lenin a Capri, è un prezioso film di Raffaele Brunetti e Piergiorgio Curzi, prodotto da Rai Cinema nel 2010, riuscito intreccio tra storia, cronaca e attualità che presenta materiali cinematografici inediti e nuove testimonianze storico-letterarie.

Ma è stata la richiesta di rimuovere il monumento dedicato a Lenin che ha fatto maggiormente discutere, come è stato ricordato all’inizio.

II grande scultore Giacomo Manzù realizzò una stele in marmo di Carrara, composta da tre parti sovrapposte; in quella centrale scolpì il volto di Lenin in forma di bassorilievo. La dedica “Capri a Lenin” era la più semplice e antiretorica possibile, priva di riferimenti politici di ogni sorta. Il monumento venne collocato nei giardini di Augusto, sotto Villa Blaesus, dove attualmente si trova. Si tratta di un’opera estremamente semplice, come nello stile di Manzù, ma di grande impatto emotivo e di suggestione storica. Non confligge in nessun modo con il paesaggio e la natura meravigliosa dell’isola, anche se in questi ultimi trent’anni numerosi scempi urbanistici hanno fatto perdere molto del fascino e di quel magico splendore all’isola amata da imperatori, artisti, uomini di cultura di tutto il mondo. Quella stele è anche il simbolo del rapporto che lega l’isola a moltissimi russi, tra i quali gli esuli dall’oppressione zarista sono stati in netta maggioranza. Ma non bisogna dimenticare che a Capri hanno soggiornato coloro che sono fuggiti dalle persecuzioni comuniste e che quel monumento difficilmente rappresenta.

All’inizio del 2002, in seguito all’insediamento di una giunta di centro-destra al comune caprese, nel clima di revisionismo culturale e di riscrittura della storia, nello spirito del pensiero unico che si vorrebbe far diventare dominante ancora oggi in Italia, qualcuno ha proposto di rimuovere il monumento a Lenin, togliendo dalla vista dei capresi e dei turisti una testimonianza storica e artistica insieme. Perché? Estraneo alla storia alla cultura dell’isola, sosteneva l’assessore alla cultura dell’epoca. Ma se qualcuno proponesse di demolire l’obelisco del Foro italico a Roma che celebra il capo dei fascismo italiano, cosa accadrebbe in Italia? Probabilmente molti sarebbero d’accordo e molti si opporrebbero. Tra questi ci sarebbe chi scrive che, pur osteggiando il fascismo, la sua cultura di fondo, la sua concezione dell’arte principalmente intesa come strumento di propaganda, riconosce che quel monumento è parte integrante della storia urbanistica di Roma e che alterare i caratteri del Foro Italico nato come unicum architettonico, sarebbe uno sbaglio culturale. Hanno forse osato i Papi nel corso della storia demolire il Colosseo, dove sono stati perseguitati i cristiani? Si sono limitati ad apporre lapidi e a installare all’interno una grande croce, da dove parte la Via Crucis ogni Venerdì santo. La tolleranza è l’arma del progresso e della convivenza civile. Chi la osteggia si iscrive sul libro dell’integralismo che, com’è noto, è nemico del progresso e dell’umanità.

La lezione dovrebbe essere utile e attuale ancora oggi., perché mala tempora currunt, in Italia e non solo!

Agostino Bagnato

Roma 2002-2018

 

BIBLIOGRAFIA PRINCIPALE

Ettore Lo Gatto, Russi in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1971; Storia della letteratura russo-sovietica, Sansoni, Firenze, 1968

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Agostino Bagnato, Russia e dintorni, Iter, Roma, 1990

  1. D. Muratova, M. Gorikij, Materiali i issledovanija, Akademija Nauk, Moskva, 1951
  2. Čarnyj, Gor’kij v Italii. Ušedšie gody. Vospominanija i očerki, Sovetskij pisatel’, Moskva, 1967

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Maksim Gor’kij, Fiabe italiane, Editori Riuniti, Roma 1965; Autobiografia: Infanzia. Tra la gente, Le mie università, Editori Riuniti, Roma 1967

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Davide Pinardi, Lenin a Capri, ovvero i dieci giorni che sconvolsero un’isola, La vita felice ed., 2017

Michela Chiara Borghese, A prua verso il divenire…, l’albatros editore, Roma 2015