Anton Semënovič Makarenko

Makarenko: BIOGRAFIA come Diario Pedagogico

di Agostino Bagnato

Anton Semënovič Makarenko è nato l’1 marzo 1888 a Belopol’e, governatorato di Char’kov in Ucraina, all’interno di una famiglia proletaria. Il padre Semën Grigor’evič era capo verniciatore di vagoni nelle Officine ferroviarie meridionali, aveva idee moderate e guardava con sospetto se non addirittura con ostilità alle organizzazioni rivoluzionarie. Il fratello minore Vitalij, più giovane di sette anni, professava idee conservatrici, fu nella “Guardia bianca” controrivoluzionaria e alla vittoria dell’Armata rossa e dei bolscevichi, nel 1920, lasciò l’Ucraina e si recò prima in Bulgaria e poi in Francia, abbandonando la moglie e la figlia Antonida che vissero successivamente con il fratello. Anton, chiamato Tosja familiarmente, frequentò le scuole elementari dei ferrovieri a partire dal 1895 e nel 1901, in seguito al trasferimento della famiglia a Krjukov, frequentò la scuola cittadina di Kremencuk.

Terminati gli studi nel 1904 con il massimo dei voti, dopo un anno di tirocinio pedagogico, ad appena diciassette anni, si dedicò all’insegnamento di russo e disegno nelle scuole di base di Krjukov, riscuotendo apprezzamenti e attestati di stima. Dotato d’intelligenza vivace e di grande memoria, approfondì le conoscenze sulla storia della Russia, interessandosi contemporaneamente alla letteratura e dedicandosi a vaste letture di autori russi, tra cui Lev Nikolaevič Tolstoj, Anton PavlovicCechov, Vladimir Galaktionovič Korolenko e soprattutto Maksim Alekseevič Gor’kij. Il rapporto con i genitori era divenuto formale, in quanto il suo tempo era interamente dedicato allo studio. Di costituzione piuttosto piccola, non proprio di bell’aspetto, possedeva tuttavia una personalità che non passava inosservata negli ambienti scolastici e nella società della piccola cittadina di Krjukov. Qui corteggiò con insistenza la moglie del pope, ricevendo aspre rampogne da parte del padre al punto tale che i rapporti tra i due s’interruppero quasi del tutto. Il giovane Anton Semënovič non ebbe rapporti con organizzazioni politiche rivoluzionarie negli anni precedenti e immediatamente successivi la Rivoluzione d’ottobre, anche se l’amicizia con un certo Calov, sulla base dei ricordi del fratello Vitalij, gli fece conoscere le idee socialrivoluzionarie e lo portò vicino alle posizioni dei socialisti rivoluzionari menscevichi, senza tuttavia essere mai iscritto al Partito operaio socialdemocratico russo.

Sul piano pedagogico, subì l’influenza del metodo scolastico di Lev Nikolaevič Tolstoj, oggetto di aspre polemiche nell’ambiente zarista, a causa del rapporto non gerarchizzato tra insegnante e allievi, metodo diffuso dalla rivista Jasnaja Poljana che raccontava l’esperienza della scuola per i figli dei contadini, creata dallo scrittore nella sua tenuta di Jasnaja Poljana, nel governatorato di Tula. Nel 1914 il giovane Makarenko s’iscrisse all’Istituto pedagogico di Poltava dove si diplomò tre anni dopo con la medaglia d’oro e fu nominato direttore di una scuola primaria superiore proprio a Krjukov. Nel frattempo aveva maturato, sotto l’influenza dello scrittore Maksim Gor ’kij, un forte convincimento umanitario, colpito dalle esperienze di vita dello scrittore e dalla drammatica realtà della provincia russa che egli raccontava nelle sue opere, il cui successo metteva in apprensione le autorità zariste.

Proprio in quegli anni Makarenko scrisse un piccolo trattato dal titolo Krizis sovre mennoj pedagogiki (Crisi della pedagogia contemporanea) nel quale analizza l’esperienza prerivoluzionaria, giungendo alla conclusione che la debolezza dei sistemi educativi noti risiede nel fatto che l’oggetto della ricerca pedagogica è il bambino e non la sua vita.[1]

E’ la sostanziale critica che egli muove alla pedologia a formare il suo primo mondo educativo, da cui nascerà la pedagogia della prospettiva.

Nello stesso tempo, importanti pedagogisti di tendenza innovativa e progressista contribuivano a consolidare la sua concezione educativa basata sul rapporto bambino contesto obiettivo. La Pleiade dei più illustri pedagogisti progressisti russi era costituita da personalità come Stanislav TeofilovicŠackij (1878-1934), sostenitore della necessità di partire dalla prassi per giungere alla teoria in opposizione agli idealisti; Pavel Petrovic Blonskij (1884-1941), teorico della scuola del lavoro e sicuramente preso a modello da Makarenko per sviluppare la concezione del lavoro come prassi formativa; Konstantin Nikolaevic Vencel’ (1857-1947), propugnatore dell’educazione libera contro il principio di autorità; Matvej Samojlovič Pogrebinskij (1895-1937), fondatore della Comune Bol’ševo nei dintorni di Mosca, tuttora esistente; Viktor Nikolaevic Soroka-Rosinskij (1882-1960) che sperimentò forme di rieducazione degli adulti. Queste personalità svolsero un ruolo importante nell’orientamento pedagogico del giovane maestro, anche se egli si sforzò di sperimentare strade nuove.

Al contrario, Viktor NikolaevicŠul’gin (1897-?), Aleksej Georgevic Kalacnikov, seguace del sociologismo estremo, gli ucraini L. A. Sokoljanskij e A. I. Popov erano i componenti del Comitato ucraino per l’educazione, quell’Olimpo pedagogico di cui si ha una sferzante descrizione nel Poema pedagogico, con i quali si confrontò al tempo della progettazione, creazione e direzione delle colonie per combattere il fenomeno dell’infanzia abbandonata, la besprizornost’.

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 [1] Cfr. Vladimir Vasil’evic Morozov,  Antologija reabilitacionno-pedagogiceskogo opyta, Paradigma Akademiceskij Proekt, Moskva 2005 g., stk. 159-169. Il saggio di Morozov è una interessantissima anche se sintetica analisi delle esperienze educative in Russia, a partire dalla formazione della Rus’ di Kiev fino ai nostri giorni, comprendendo anche le principali esperienze internazionali. Il volume riporta anche brani di opere pedagogiche. Un capitolo è dedicato proprio a Makarenko, contenente stralci dal Poema pedagogico, pp. 159-169. Vladimir Vasil’evic Morozov è direttore del Museo pedagogico A. S. Makarenko (Pedagogiceskij Muzej imeni A. S. Makarenko) con sede a Mosca.

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Una figura a parte è Sergej Osirovic Hessen (1887-1950), teorico di una pedagogia orientata dai valori assoluti della vita morale. Per Hessen la pedagogia è filosofia applicata, in quanto riguarda l’attuazione dei valori nella formazione dell’individuo. Si tratta di una posizione inconciliabile con i tempi, in quanto il richiamo alla grazia divina per il compimento della missione pedagogica, avvicina l’autore di Fondamenti della pedagogia come filosofia applicata alle correnti idealistiche e spiritualistiche presenti in Italia e in Germania e lo allontana dalla concezione positivista e dall’attivismo pedagogico, oltre che della metodologia marxista.

Sono gli anni in cui, su altri fronti, si sperimenta l’apprendimento cooperativo Che implica il processo dinamico dell’interiorizzazione delle conoscenze. Autore è Lev Vygotskij, psicopedagogista di fama mondiale. Il suo insegnamento è oggetto di studio approfondito anche in Italia, al pari dell’esperienza dei suoi seguaci Vasilij Davydov e Pëtr Gal’perin.

Apprendere a pensare attraverso il fare: una nuova proposta all’attuale psicologia cognitiva e alla psicopedagogia dell’apprendimento. E’ la concezione dell’apprendimento “maggiorante”, che genera sviluppo psichico, cognitivo, di coscienza e di personalità […] che accoglie e fa sua l’aspirazione verso un’educazione completa della personalità, non tanto in un senso politecnico o poliprofessionale, ma tale che unifichi le dimensioni pratiche e teoriche nella formazione delle capacità che hanno portato l’uomo alla creazione della storia […][2]

In quegli stessi anni, la lettura degli scritti di Nadežda Krupskaja (1869-1939) e in particolare di Istruzione popolare e democrazia pubblicato all’estero, lo portarono a riconoscere la pedagogia come uno strumento insostituibile per il rinnovamento della scuola e per la formazione di un nuovo individuo capace di partecipare attivamente e responsabilmente alla costruzione di una società libera e democratica. Organizzazione di scuole, biblioteche, sviluppo di una rete istituzionale per l’insegnamento e la cultura, attività di alfabetizzazione della gioventù operaia e dei contadini, accanto alle iniziative per l’emancipazione femminile e la tutela dei giovani: questo programma della Krupskaja fu decisivo per la successiva creazione del Komsomol (Kommunisticeskij Sojuz Molodëži, Unione comunista della gioventù), che lasciò una qualche traccia nel pensiero pedagogico di Makarenko.

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[2] Cfr. Maria Serena Veggetti, L’apprendimento cooperativo. Concetti e contesti, Carocci Editore, Roma 2004, pp.13-14. L’autrice esamina i valori della cooperazione tra bambini. «E’ tipico del bambino in età scolare il rivolgersi all’adulto con l’espressione: “mi aiuta a …” In questo mi aiuti c’è il potenziale evolutivo maggiorante (vozrastajušcee) della “zona di sviluppo prossimale”», pp. 174-179.

L’esperienza dell’insegnamento fu decisiva per la elaborazione della teorie pedagogiche del giovane insegnante, basate fin dall’inizio sul rifiuto delle soluzioni individuali per puntare sul ruolo del gruppo, del collettivo scolastico e del lavoro produttivo di gruppo, in linea con il programma politico dei bolscevichi basato sulla ferrea organizzazione, sulla disciplina e sulla responsabilità individuale e collettiva. Erano le idee di Nadežda Krupskaja e degli altri pedagogisti progressisti russi tradotte in modello scolastico. Subito dopo la Rivoluzione d’ottobre, il commissario del popolo per l’educazione, quello stesso Anatolij Vasil’evic Lunacarskij che aveva contribuito a formare la cultura pedagogica marxista, pose mano alla riforma dell’insegnamento scolastico e universitario, dovendosi misurare contemporaneamente con le conseguenze della guerra civile che aveva provocato, tra l’altro, migliaia di orfani, ragazzi sbandati e abbandonati, per i quali si poneva il problema sociale dell’assistenza, del recupero e dell’inserimento nella futura società socialista[3].

Nel 1920 Makarenko ricevette l’incarico dalla Commissione per l’istruzione di Poltava di occuparsi dei bambini abbandonati, senza tutela, i besprizornye, sulla cui drammatica realtà tornava spesso la stampa nazionale e locale, anche in rapporto a numerosi fatti di cronaca, alcuni dei quali sanguinosi e tragici. Nella zona di Poltava, nel 1919, sono stati censiti 9.400 bambini bisognosi di aiuto. E’ necessario, a questo punto, ricordare che proprio a Poltava, all’inizio del 1918, lo scrittore Vladimir Galaktinovic Korolenko (1853-1921) aveva organizzato la Lega per la salvezza dei bambini (Liga spasenija detej) che era riuscita a occuparsi, in svariato modo, di circa 7.400 ragazzi abbandonati. Da qui nacque l’idea di creare delle “colonie” per la rieducazione dei besprizornye nella regione, per far fronte a una situazione sociale diventata insostenibile. Nel 1922 nel governatorato di Poltava esistevano 17 centri di recupero, tra colonie, case di correzione e prigioni, che ospitavano 20.247 ragazzi. I nomi dei centri erano legati proprio al mondo dell’infanzia: Nadežda (Speranza),Vozroždenie (Rinascimento, rinascita), Dubki (Querce),  Dobraja  žizn’ (Vita felice), ecc.[4]

Superate notevoli difficoltà burocratiche e logistiche, con pochi mezzi a disposizione, creò la prima colonia per ragazzi abbandonati nel distretto di Poltava e di Char’kov. I besprizornye  della zona si erano macchiati di alcuni gravi delitti; oltre a furti nelle case dei contadini, avevano trafugato bestiame e attrezzature agricole per contrabbandarle e trarne risorse per la sopravvivenza. Si erano verificati episodi di stupri, aggressioni per furti, violenze contro il patrimonio pubblico, fino ad alcuni omicidi. La situazione era divenuta insostenibile in gran parte della Russia e delle altre repubbliche sovietiche, compreso l’Ucraina appunto. I sistemi tradizionali non davano grandi risultati, proprio per la vastità del fenomeno.

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[3] Cfr. V. V. Morozov, op. cit., p. 126. Nel 1921 è stato calcolato che in Russia esistessero oltre 7,5 milioni di bambini abbandonati, come denunciava la 4° sessione del VCIK, di cui circa il 10% era affetta da tossicodpendenza. Da qui il grido di allarme «Vse na pomošc’ detjam» (Tutti in aiuto dei bambini), lanciato dalla Liga spasenija detej (Lega per la salvezza dei bambini) che trovò nella pedagogista Ekaterina Dmitrievna Kuskova (1869-1956) una delle più intrepide animatrici proprio nella regione di Poltava.

[4] Ibidem, pp. 127-136.

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Accanto alle conseguenze della guerra civile, si cominciava a pagare il prezzo della disgregazione della famiglia patriarcale tradizionale; l’ingresso massiccio delle donne nell’attività produttiva urbana, nell’industria pesante e nei servizi, oltre che in agricoltura, sulla base della parità assoluta con gli uomini, produsse un rilevante abbandono di neonati a causa dell’impossibilità di farsene carico da parte delle madri. Inoltre, la legislazione sulla famiglia con l’abolizione del matrimonio formale e l’introduzione del divorzio come norma di libertà, accrebbe il numero dei bambini abbandonati per difficoltà di mantenimento e per carenza di strutture ricettive e assistenziali.

Makarenko non si scoraggiò. Intitolò a Maksim Gor ’kij la prima colonia e successivamente assunse come simbolo il coraggio per l’altra colonia, chiamandola appunto Kurjaž, Coraggio. Il successo dell’attività educativa, basato sul collettivo pedagogico, sul lavoro produttivo, sulla responsabilità e la fiducia, accanto all’impegno teatrale e sportivo, richiamò su Makarenko l’attenzione dell’opinione pubblica sovietica e anche di molti studiosi di politica scolastica e di pedagogisti occidentali. Il nome di Makarenko divenne popolarissimo.

Nella Commissione per l’istruzione, precisamente nell’Ufficio per la protezione dei ragazzi, lavorava la giovane pedagogista Galina Stachievna Sal’ko, seguace di Vladimir Il’ic Ul’janov (1870-1924), universalmente noto con lo pseudonimo di Nikolaj Lenin (dal nome del fiume siberiano Lena sulle cui rive era stato deportato per cospirazione antizarista), sul piano politico e delle teorie di Nadežda Krupskaja per la politica scolastica. Makarenko la conobbe nel 1924, quando Galina Sal’ko era direttrice dell’Ufficio per la protezione dei ragazzi di Poltava, e se ne innamorò, ricambiato; dopo una lunga convivenza, il matrimonio fu celebrato a Kiev il 4 settembre 1935, allorquando la legislazione libertaria sulla famiglia aveva subito un drastico ridimensionamento da parte di Iosip Vissarionovic Stalin e lo stesso divorzio era stato sottoposto a un profondo processo restrittivo, proprio per riparare i guasti provocati dalla situazione immediatamente successiva alla Rivoluzione d’ottobre. Dal matrimonio non nacquero figli. Nella casa della coppia trovarono ospitalità la madre di Makarenko, la moglie e la figlia Antonida Vital’evna del fratello Vitalij, esule in Occidente. Galina Sal’ko morì nel 1962, dopo essersi adoperata e distinta nell’opera di mitizzazione sovietica del marito, intendendo con questo lo sforzo compiuto per fare apparire Makarenko sostenitore delle idee bolsceviche e quindi facendolo passare come uno dei padri della pedagogia sovietica. In questa opera non furono estranee pratiche di correzione dei testi manoscritti inediti, oltre a modifiche dei contenuti di opere già pubblicate, con la soppressione di capitoli come nel Poema pedagogico.

Il rapporto con Galina Stachievna Sal’ko produsse il lento e graduale avvicinamento di Makarenko al comunismo, anche se non fu mai iscritto al partito e non dichiarò apertamente le proprie idee, inducendo gli storici a parlare di «bolscevismo apartitico»[5]. Nel 1928 il Narkompross (Narodnyj Komissariat Proisvešcenija Sovetskogo Sojuza – Commissariato nazionale per l’educazione dell’Unione Sovietica) dell’Ucraina dichiarò non sovietico il metodo di Makarenko, che fu costretto a lasciare la direzione delle colonie Gor ’kij e Kurjaž.

Nel 1927 il governo sovietico aveva affidato a Makarenko il compito di creare e gestire a Char ’kov una colonia sotto forma di comune, anche per rispondere alle nuove esigenze dettate dalla collettivizzazione dell’economia. Nacque così la Comune Dzeržinskij, che diresse fino al 1935, basata su un nucleo di quaranta ragazzi e dieci ragazze provenienti dalle colonie dirette in precedenza. All’interno della comune istituì due stabilimenti industriali gestiti attraverso la formula del collettivo. Il nome della comune è in onore del comunista lituano Feliks Edmundovic Dzeržinskij (1877-1926), amico di Lenin e fondatore della polizia segreta sovietica, la Ceca[6] del periodo rivoluzionario, divenuta Gpu[7], successivamente Nkvd[8] e per ultimo Kgb[9]. Dzeržinskij nel 1921 fu nominato Commissario del popolo per i trasporti e nel 1924, in piena Nep[10] (Novaja ekonomiceskaja politika), presidente del Consiglio economico supremo, ma svolse anche l’incarico di presidente della Commissione per il miglioramento della vita dei bambini.

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[5] Cfr. Götz Hillig, L’evoluzione di Makarenko verso il comunismo (traduzione di Antonio Useglio, rivista da B. Bellerate) in Orientamenti pedagogici, 4, 1982 p. 611 e sgt. Vedi anche Vitalij Semënovič Makarenko, Anton S. Makarenko nelle memorie del fratello, Armando editore, Roma 1977, p. 97 e sgt.

[6] Crezvycajnaja Komissija (Vserossijskaja) po bor’be s Kontrrevoljuciej i Sabotažem, Commissione speciale per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio, dal 1918 al 1922.

[7] Gosudarstvennoe politiceskoe upravlenie, Direzione politica statale, operante dal 1922 al 1934, corrispondente alla polizia politica.

[8] Narodnyj Komissariat Vnutrennych del, Commissariato del popolo per gli affari interni, attivo dal 1934 al 1941, periodo corrispondente alle terribili purghe staliniane, alle persecuzioni contro i sospettati di attività antisovietica e alla decimazione degli stessi quadri dirigenti del Pcus. I nomi di Nikolaj Ežov e di Genrich Jagoda, responsabili del Komissariat, sono tristemente famosi per i delitti di cui si sono macchiati.

[9] Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, Comitato per la sicurezza nazionale, operante fino al 1992. Il primo responsabile è stato Lavrentij Berja, stretto collaboratore di Stalin e recentemente accusato di essere l’ideatore e il responsabile dell’assassinio del dittatore sovietico. Il Kgb è stato sostituito da un nuovo organismo nato sulle ceneri dei vecchi apparati di sicurezza. L’attuale presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, è stato dirigente del Kgb, responsabile delle attività nella DDR (Deutsche Demokratische Republik), ovvero la Germania dell’Est, fino al momento della caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 e alla successiva unificazione della Germania nel 1990.

[10] Novaja Ekonomiceskaja Politika, Nuova politica economica che introduceva elementi di capitalismo attraverso la libertà d’iniziativa privata e il commercio.

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La Commissione ha coordinato il lavoro per la liquidazione della besprizornost’ (Infanzia abbandonata). Dzeržinskij fu l’ideatore del programma Vse na pomošc’ detjam, portato avanti dalla Liga spasenija detej[11]

Dotato di notevoli capacità narrative testimoniate da numerosi articoli e saggi, Makarenko fu incoraggiato da Gor ’kij a raccontare la propria esperienza educativa e politica. Nacque così Poema pedagogico, il suo capolavoro e uno dei capisaldi della narrativa sovietica, pubblicato in volume nel 1935, dopo essere apparso a puntate dal 1930 in poi. Il successo fu enorme e la popolarità di Makarenko raggiunse l’apice anche al di fuori degli ambienti strettamente scolastici e pedagogici. Nel 1932 scrisse per la Komsomolskaja Pravda il pamphlet per i festeggiamenti del 5° anniversario della comune Dzeržinskij, intitolato polemicamente Pedagogi požimajut plecami (I pedagoghi alzano le spalle, più precisamente in senso letterale, si stringono nelle spalle).

Nel 1938 è stato pubblicato Flagi na bašnjach (Bandiere sulle torri), storia romanzata della comune Dzeržinskij, di cui alcuni accenni erano presenti nel Poema pedagogico. Precedentemente, l’autore aveva raccontato la sua prima esperienza nella Comune Dzeržinskij nel volume Marš tridcatogo goda(La marcia dell’anno 30), pubblicato nel 1932.

Sono gli anni in cui Anton Semënovič Makarenko, sollecitato dallo stesso governo sovietico, mette a punto le proprie teorie educative. Prende corpo così il vasto progetto di Lekcii dlja roditelej (Lezioni per i genitori), di cui viene pubblicato nel 1936 il primo volume, dal titolo Libro per ragazzi, prima parte del più vasto lavoro in quattro volumi, rimasto incompiuto. In Italia, questo testo è noto con il titolo Consigli ai genitori pubblicato nel 1950 con una prefazione dello storico Giuseppe Berti che aveva conosciuto personalmente Makarenko a Mosca[12].

Gli ultimi anni di vita sono dedicati allo svolgimento di conferenze. Nel gennaio 1938 ne furono tenute quattro per funzionari del Narkompross, pubblicate postume con il titolo Problema školnogo sovetskogo vospitanija, tradotto in italiano con Pedagogia scolastica sovietica.

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[11] Vedi nota n. 3

[12] Cfr. Anton S. Makarenko, Consigli ai genitori, Italia Urss/Noi donne, Roma 1950, recentemente ripubblicato, con introduzione di Ferdinando Dubla, dalla casa editrice La Città del Sole, Napoli 2004. Così scrive Berti nella prefazione: «L’ideale di Makarenko è che non esistono ricette, espedienti educativi. Nella società educa la vita, il modo di vivere di questa società (quella sovietica, nda). Se la società è divisa in classi e una piccola minoranza deve mantenersi al potere con la menzogna, con l’inganno, allora una siffatta società diseduca. Invece, in una società senza classi, il cui fine è il progresso di tutti, la società è educatrice», p. 6. Si è visto successivamente che la società senza classi presenterà problemi assai rilevanti in molti campi della vita sociale, con riflessi anche sul terreno pedagogico.

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Nel 1935-36 è la volta del saggio Metodika organizacii vospita tel’nogo processa, ovvero Metodologia per l’organizzazione del processo educativo, mentre nel 1938 vede la luce l’altro importante documento educativo Nekotorye vyvody iz moego pedagogiceskogo opyta, testo della conferenza tenuta a Leningrado agli insegnanti il 16 ottobre 1938, noto in Italia con il titolo Alcune conclusioni della mia esperienza pedagogica. Il 9 marzo 1939, pochi giorni prima della morte, tiene a Char’kov, presso l’Istituto pedagogico statale la conferenza dal titolo Moi pedago giceskie vozroždenija, pubblicato postumo nel 1941, noto in Italia con il titolo Le mie concezioni pedagogiche, vero e proprio testamento politico e professionale del maestro di Poltava.

Nel 1935, a riprova della qualità letteraria delle sue opere, a cominciare dal Poema pedagogico, Makarenko è ammesso nell’Unione degli scrittori dell’Urss.

Nella concezione pedagogica di Makarenko la vera funzione educativa spetta al collettivo scolastico, è demandato alla socializzazione; l’obiettivo generale riguarda contribuire e raggiungere le mete e i compiti della rivoluzione socialista che è possibile conseguire mediante lo sforzo del soggetto nella lotta e nel lavoro. Un posto privilegiato e indispensabile spetta al lavoro produttivo e salariato, in quanto l’attività del collettivo deve essere sempre impegnato a risolvere i problemi concreti, reali, della vita. Di conseguenza, sono indispensabili l’emulazione personale e di gruppo, e soprattutto la disciplina, da considerare non come strumento di repressione ma come basilare criterio morale, stimolo all’autostima e all’autocontrollo. La sede operativa è l’assemblea generale del collettivo dove sono adottate le decisioni riguardanti le ammonizioni e le prescrizioni necessarie e indispensabili; tutti i componenti del collettivo sono oggetto di valutazione da parte dei compagni, elevando per questa via il senso di responsabilità.

Makarenko si spense prematuramente l’1 aprile 1939 a Golicyno nei pressi di Mosca, all’età di 51 anni.

I seguaci di Makarenko sono stati numerosi nella Russia sovietica. Tra questi si distinse Semën Afanas’evic Kalabalin (1903-1972) che altri non è che il Karabanov del Poema pedagogico, uno dei besprizornye divenuti «uomo nuovo». Anche la di lui moglie Galina Konstantinovna Kalabalina (1908-1999) si è distinta nel portare avanti il lavoro del maestro.

Recentemente sono circolate alcune voci sul possibile assassinio di Makarenko. Nel corso di un documentario trasmesso dalla televisione russa nella primavera del 2005, si è lasciato intendere che una eliminazione fisica del pedagogista scomodo potrebbe essere stata decisa in assenza della protezione di Gor ’kij, morto nel 1936 e per la sostanziale antipatia di Nadežda Krupskaja. Non sono state portate prove di nessun genere a questa insinuazione che, pertanto, resta tale.[13]  Il Centro Makarenko Referat di Marburgo che, attraverso Götz Hillig, è impegnato a ricostruire la biografia di Makarenko, non ha mai fatto cenno all’eventualità dell’assassinio politico.

La Società Internazionale Makarenkiana, con sede a Mosca, presieduta dalla studiosa Tat’jana Fëdorovna Korablëva, sta conducendo una importante opera di attualizzazione e di diffusione dell’esperienza pedagogica ed educativa di Anton Semënovič Makarenko, incentrata su documenti probanti, su studi e ricerche condotti con rigore scientifico. La Società conta proprie sezioni in alcuni paesi occidentali, dimostrazione del crescente interesse per l’esperienza e l’eredità del maestro di Poltava.

Bisogna anche ricordare, in conclusione e per completezza di analisi, che in quegli stessi anni in cui ha operato Makarenko, è nata e si è sviluppata in Unione Sovietica la dottrina di Lev Vygotskij, basata sulla psicopedagogia. Nel 2004 la studiosa italiana Maria Serena Veggetti [14] ha dato alle stampe una importantissima ricerca sul pensiero di Vygotskij e sul lavoro dei suoi seguaci, in Russia e fuori, a cominciare da Davydov. Si tratta di un lavoro che rappresenta un vero e proprio completamento dell’universo pedagogico russo e degli indirizzi scolastici in quel paese.

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 [13] Si tratta del programma Tajna semejnoj žizni pedagoga Makarenko (Segreto nella vita familiare del pedagogista Makarenko), prodotto dal Rossijskij Fond Kul’tury Fondo russo della Cultura), autore Elena Cavcavadze, regia di Galina Ogurnaja con la partecipazione di Ekaterina Vasil’eva e Anton Vasil’ev, nipoti del fratello di Anton Semënovič Makarenko, Vitalij. Debbo queste informazioni al giornalista russo Valerij Prostakov.

 [14] Cfr. Maria Serena Veggetti, op. cit., pp.172-180. La studiosa sostiene che «la formazione avviene tramite il coinvolgimento dello scolaro nella soluzione di problemi non standardizzati, né di tipo tradizionale scolastico, dato che nei confronti di questi ultimi nei piccoli scolari si può essere formato un atteggiamento negativo. Questa formazione si verifica se sono rispettate le caratteristiche individuali del bambino, per esempio con l’evitare di adoperare problemi di difficoltà troppo superiore al suo livello e con il cercare di individuare le prove che lo interessano».