L’antididattico Roberto Bagnato

di Nicola Siciliani de Cumis

I fiumi, come gli uomini, solo in prossimità della fine

vengono a sapere perché sono nati.

José Saramago

     Nel ringraziare Agostino, Livia, Costantino della loro coinvolgente testimonianza su Roberto, così ricca di preziosi stimoli a riflettere sul senso di tutta un’esperienza umana e artistica assai complessa, additerei anch’io nelle espressioni umoristiche, caricaturali, fumettistiche, la cifra poetica più propria e nuova dell’artista prematuramente scomparso. Una cifra creativamente deformatrice e riformatrice che proverei ad etichettare come neo-neorealistica e iper-poematica,  con sullo sfondo le referenze  antipedagogiche, subliminali e partecipate dell’eclettismo  ironico di Walt Disney, Hugo Pratt, Benito Jacovitti e prima in Italia, in altre chiavi comunicative ed espressive, di  Gabriele Galantara e Guido Podrecca, di  Angelo Fortunato Formiggini, di un certo Futurismo e di Makarenko, Zavattini, Guareschi, Rodari, Munari…

     Interferente compagna di strada, nella formazione di Roberto,  l’infinita schiera degli eletti interlocutori e maestri ricordati da Agostino, Livia, Costantino. Direttamente o indirettamente coinvolta l’assorbente e prensile personalità non remissiva di Roberto, nelle sue inconfondibili gradazioni di humour critico e autocritico (arguzia, ironia, comicità, causticità, sarcasmo  ecc.), attinte da un’ampia gamma di fonti culturali e di esperienze personali, originalmente selezionate, mediate e tesaurizzate da quel suo reattivo talento auto-etero-referenziale. Una sensibilità a fior di pelle, irritabile e conciliatrice. Un’idealità al netto delle proprie vitali contraddizioni specchio del suo mondo “grande e terribile”, tra coinvolta autobiografia e distanziata oggettivazione dell’esistente.

     Risultato del disegnare dipingere riflettere progettare di Roberto: un visionario memorandum   sui generis sul reale, transgenerazionale a parte subiecti,  con alle spalle la  rigeneratrice  discussone di principio tra Elio Vittorini, Nilde Jotti, Palmiro Togliatti, Gianni Rodari, Giovannino Guareschi e altri (anni Quaranta-Cinquanta, ma con annose radici e molteplici ramificazioni oltreoceano e oltrecortina),  sulla dignità o indegnità artistica dei fumetti. Assai prima dell’Umberto Eco di Apocalittici e integrati e della sua canonizzazione della “nona arte” (il fumetto, per l’appunto)…      A suo modo    ̶   questa di Roberto, classe 1977  ̶     una  “visione informata” tra autoeducazione e umanizzazione del “Sé” per gli altri, che da un lato sembra ricordare quella capacità di vedere di cui dagli anni Sessanta in giù teorizza variamente il deweyano  David Hawkins nel suo saggio The Informed Vision (varie edizioni negli Stati Uniti e in traduzione italiana nei tipi del Loescher). E che, da un altro lato, mi fa pensare ad un Roberto ovviamente al corrente dell’aneddotica formativa ed educativa della famiglia Bagnato sulla vita degli Agostino e dei Costantino di diverse generazioni in tema di autoformazione umana e di umanizzazione della persona… Il contesto più immediato, forse, della genesi di più espressioni intellettuali, artistiche  in carne e ossa, variamente attinte, tradotte e interiorizzate da Roberto  nel personalissimo “Angolo di Empedocle” (con l’approvazione di Salvatore Provino).

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