QUANTE SEZIONI COMUNISTE COME VILLA GORDIANI A ROMA E NON SOLO…

La storia di una Nazione è fatta di tante storie locali, riferite a territori diversi per geografia, paesaggio, economia, abitudini, costumi. Così come la storia è fatta dalle classi secondo Karl Marx, e dagli uomini secondo Lev Tolstoj, uomini riuniti  in comunità e famiglie. E quale comunità più coesa e diffusa c’è stata nell’Italia del secondo dopoguerra se non quella che si aggrega e si riconosce nel PCI e nel più vasto movimento operaio. Lo testimoniano gli storici, ma anche e soprattutto tante cronache locali, come quella che Pino Bongiorno traccia in questo appassionato volume dal titolo evocativo La sera ci vedevamo in sezione, appena pubblicato dalla casa editrice Ameco di Roma.

E’ la storia della sede comunista di Villa Gordiani, immediata periferia sud est di Roma. Sede storica, per militanza e per importanza nel panorama politico romano, scuola di combattenti e di dirigenti, in positiva competizione con altrettante sedi di analogo valore, come Centocelle, Torpignattara, Tiburtino III. Il lunghissimo indice dei nomi e un utile apparato fotografico danno la complessità e la profondità della ricerca. Note a piè di pagina forniscono rimandi per opportuni approfondimenti, note che svolgono anche un compito di bibliografia.

Oggi la sezione comunista di Villa Gordiani non esiste più, travolta dalla crisi della rappresentanza come tante altre sedi storiche a Roma e nel resto del Paese. Il quartiere è privo di un punto di aggregazione, non soltanto politico, ma soprattutto sociale, per come si intendevano le Case del Popolo di un tempo. La persone non sanno più dove riunirsi e stare davanti al computer isolati nelle proprie abitazioni, connessi con i social network, non è agevole per gli anziani e non è sufficiente per chi ha la parola come strumento di scambio mentale, ovvero la parola per simbolo della politica, come ricorda Walter Veltroni nella prefazione, rifiutando gli emoticon e i like per comunicare il proprio pensiero.

Pino Bongiorno ricostruisce la storia dei comunisti di Villa Gordiani e dell’intera borgata, addentrandosi per questa via nella storia della Roma popolare e antifascista. Lo fa partendo dai propri ricordi, sui quali addensa solide ricerche storiche, archivistiche, bibliografiche, testimoniali. Il suo approccio è quello del militante comunista colto, forgiato dagli studi marxisti e storicisti, ma non professionista del sapere e quindi non spocchioso depositario della verità. Del resto è stato anche segretario della sezione di Villa Gordiani per qualche tempo. Non ha la pretesa di allestire un saggio storico-politico, ma di mettere a disposizione la propria passione e la cultura per tracciare una cronaca vera degli anni gloriosi di Villa Gordiani, sezione modello del PCI romano. Il linguaggio impiegato è da giornalista più che da storico e da antropologo, ma di un giornalismo che si avvale del linguaggio diretto e appropriato della cronaca viva, mai scialbo e banale, applicando regole di scrittura che non sono mai fine a se stesse, funzionali a rendere solida e convincente la narrazione. Non c’è nostalgia; in effetti in questa rievocazione c’è la consapevolezza di dovere raccontare una vicenda collettiva che è parte della comunità più ampia, quella dei comunisti romani e italiani, che è l’orgoglio della democrazia di questo Paese.

Anche se oggi la vendetta dei temporanei “vincitori” sul passato e sulle conquiste popolari colpisce dolorosamente, questo libro aiuta a resistere e a non rassegnarsi all’oblio. Rispunterà dalle rovine del tempo presente una nuova generazione che ricostruirà in nuove architetture gli spazi perduti, perché quegli spazi appartengono a tutti e nessuno potrà sottrarli alla memoria.

Agostino Bagnato

Roma, 9 febbraio 2019