A COLORO CHE SONO STATI E A QUELLI CHE VERRANNO

A proposito delle primarie del Partito democratico

la fila ai gazebo per le primarie PD 2019

Un bellissimo risultato. Le primarie del Partito democratico, attese per un intero anno, sono state un successo, superiore alle attese. Dopo un anno ci voleva molto per capire che migliaia di Italiani volevano tornare a esprimere la propria opinione, dopo orge di sondaggi, di tweet, di oscure piattaforme informatiche iperuraniche… Bene!

La sinistra è tornata? Sì, sono tornati quelli che si riconoscono nella sinistra storica e progressista, che affonda le sue solide radici nel pensiero socialista e nella dottrina sociale cattolica, nel liberalismo progressista, nel solidarismo e nell’internazionalismo, nell’accoglienza e nell’inclusione sociale. La sinistra europea e delle uguaglianze, della libertà e dei diritti. E dei doveri. Sì, è tornato il popolo di sinistra delle città e dei borghi che non vogliono rassegnarsi alla deriva autoritaria, al razzismo e soprattutto al populismo e al sovranismo che minacciano di cancellare conquiste civili costate decenni di lotte popolari, compreso quelle culturali, del sentire comune, della sintonia e dell’empatia con le pulsioni più sane della società degli umani.

Saranno capaci coloro che sono stati alla guida del Partito democratico di capirlo e quelli che verranno dopo le primarie di non sciupare e disattenderle? Sarà possibile sperare che cessino le discussioni apodittiche, le ostilità artificiose, le arroganze intellettualistiche? E i rancori personali che in politica sono di casa ma che nel PD si caricano quasi sempre di valori apocalittici.

No, non deve succedere! Non lo meritano migliaia di militanti che hanno tenuto aperti i circoli nel lunghissimo inverno del dominio giallo-verde, quando i dirigenti nazionali vagavano smarriti nelle tenebre dell’incertezza e della nebulosità. Guai se accadrà per il bene del Paese che probabilmente potrà tornare a sperare in un futuro non impossibile!

Al lavoro tra la gente, senza mea culpa infiniti per le passate azioni di governo né rivendicazioni di mirabolanti acrobazie. Al lavoro nella società che produce ricchezza e fiducia, senza ricerche miracolistiche che offendono l’intelligenza della pratica e della professionalità. Al lavoro non per recuperare nostalgia e onirismo, per spalancare le porte alla realtà e alla modernità in tutte le loro componenti, compreso la povertà che non va enfatizzata per giustificare mancanza di fiducia nell’uomo affossando la dignità. La povertà come il disagio e la malattia sono problemi sociali che vanno affrontati come tali e non mistificati, caricandoli di valori ideologici, come ha fatto il M5S.

Passato e presente possono e debbono convivere per il bene del PD e del futuro di questo meraviglioso Paese che i giallo-verdi rischiano di trasformare in un ghetto di paure e di isolamento, di incompetenza e di sperimentazioni fuori dal mondo, dove il bianco e il nero si sovrappongono divenendo uguali, per ragioni di mero potere, e finiscono per annullarsi, producendo paralisi pericolose per tutti. come la realtà quotidiana dimostra.

Il primo banco di prova del nuovo Partito democratico è costituito dalle elezioni europee. Attenzione a non affrontare questo appuntamento con baldanza di sicuro successo. La posta in gioco è altissima, perché erano e sono molti coloro che speravano di banchettare sulle spoglie del PD e che faranno di tutto per fermarne l’ascesa. Un programma chiaro e deciso, coraggioso e in linea con la tradizione riformista, rivendicando l’eredità positiva dell’Europa accumulata in decenni di politiche di crescita delle libertà e dei diritti dei cittadini e di allargamento dello spazio economico e sociale, garantendo occupazione e sviluppo. Poi c’è stato il graduale rallentamento fino all’arresto di questa strategia dovuto a fattori internazionali ma anche a gravi errori interni, a cominciare dall’austerità ferrea, di politiche monetarie restrittive, di egoismi nazionali e di miopia strategica. Da qui il malessere sociale su cui ha prosperato il populismo e si è inseminato il sovranismo. Il PD non può non essere per la trasformazione sostanziale di questa realtà, puntando sull’Europa sovrana come caposaldo di un nuovo equilibrio mondiale, sulla libertà dei commerci e degli scambi, sull’ampliamento e la qualificazione del lavoro, favorendo un grande piano per l’occupazione e le nuove professioni, della formazione e della ricerca scientifica. Architrave sono la cultura e il patrimonio storico e paesaggistico.

Da qui, candidature che rispondano a strategie di profondo rinnovamento. Recuperare esperienze passate non porta lontano, anche se l’esperienza è importante, ma sono necessarie energie fresche, menti aperte alle novità planetarie, all’innovazione, alla sfida della robotica e dell’intelligenza artificiale. La politica deve avere sempre il sopravvento sull’economia, il mercato, la scienza. Per questo occorrono uomini preparati e decisi, capaci di confrontarsi con i problemi immani che attendono l’umanità.

L’Europa che vogliamo deve essere esplicitata con coraggio e chiarezza, sia per parlare agli elettori ancora smarriti, sia per battere il sovranismo illusorio e il populismo vile e inconcludente di chi non vuole decidere secondo coscienza e si appella alla democrazia diretta che è la negazione del governo democratico.

Nicola Zingaretti conosce il contesto e saprà sicuramente rispondere alle attese. Saprà formare un gruppo unito e coeso, portatore di culture differenti ma inclusive e di valori universali. Nessuna rivincita, su nessuno. Rispetto sì. Ma neanche porte spalancate a tutti gli arcieri delle sconfitte nei mesi difficili che per fortuna sembrano essere alle spalle. Partito aperto, campo largo, piazza grande non vuol dire grande abbraccio nostalgico e fumoso, ma una vasta campagna da coltivare con la zappa e l’aratro di tutti.

Ecco la parola d’ordine! Tutti uniti in un progetto per restituire al Partito democratico e all’Italia la dignità e il ruolo che loro spettano.

Io ci sto! 

Agostino Bagnato

Roma, 5 marzo 2019